Caffetteria A TEMPO a Londra

Conoscete la caffetteria Ziberblat ? (termine russo che sta per “orologio”), ha aperto di recente  a Londra, ed è un bar dove paghi al minuto e non per cosa consumi!Il cliente paga 3 penny al minuto: un’ora  1.80 sterline.

Si può consumare ciò che vuoi o prepararti in cucina quello che più desideri…

L’ideatore di questa “catena” (ne esistono 9) è un imprenditore russo di nome Ivan Mitin 

http://ziferblat.net/en/

Le Garage

Non vedo l’ora di provare questo ristorante che si trova alle spalle dell’ex mattatoio,una delle mie zone preferite di Roma.

Guida Gambero Rosso Roma 2013

“Non capita spesso di trovare un locale alla sommità di un parcheggio multipiano, ma per il titolare di Le Garage – un ingegnere appassionato di cucina – l’idea poteva essere vincente. Una volta entrati nella sala, però, tutto vi sembrerà tranne che di accedere in un’autorimessa: elegante e moderna con gli arredi – minimali e di design – che trasmettono quel giusto calore che fa sentire a proprio agio, complice anche il bellissimo panorama che si scorge dalle ampie vetrate (bonus). Dalla cucina escono piatti semplici, ma ben eseguiti, che strizzano l’occhio alla tradizione e accontentano un po’ tutti. Dopo una piccola entrée (per un gambero in tempura con crema di patate e limone), abbiamo assaggiato la tartare di tonno, equilibrata nei sapori e condita a puntino e il polpo croccante con patate e balsamico, dalla consistenza poco convincente, ma comunque equilibrato. Deliziose le polpettine di melanzane, mentre tra i secondi non è niente male il tonno in crosta di sesamo. I piatti di terra rimangono troppo ancorati a tagliate e filetti di carne, anche se bisogna riconoscere la qualità della materia prima. Convincenti anche i dolci e i pasticcini finali, e carta dei vini modesta, ma con ricarichi veramente convenienti.”

Quattroruote – Luglio 2012

“IL PARCHEGGIO E’ SERVITO – In alcuni quartieri, si sa, la ricerca del parcheggio è un incubo. Ore pasti comprese. Alcuni ristoratori però hanno preso di petto il problema: non vogliono perdere i clienti, stufi della caccia al posteggio. Certo le opzioni non sono ancora molte, ma la creatività, almeno quella non manca. […] Da qualche mese ai risto-parking della capitale si è aggiunto anche Le Garage di via Stradivari, ricavato all’ultimo piano di un nuovo autosilo. L’idea nasce nel lontano 1989: costruire box, parcheggi a rotazione e uno spazio commerciale al piano attico poi diventato un ristorante. ‘Mi è capitato più volte di rinunciare a una buona tavola’, spiega Carlo Nucci, uno dei soci, ‘perchè non riuscivo a posteggiare vicino e le autorimesse erano care e scomode. Le Garage nasce per chi, come me, non intende rinunciare a spostarsi in auto, ma vuole mangiar bene. Abbiamo uno chef bravissimo, una vista mozzafiato e il parcheggio al piano di sotto lo offriamo noi’.” “

La Repubblica – Aprile 2012

“Un nuovo locale sulla terrazza di un edificio nuovo di zecca affacciato su ponte Testaccio. Al quinto piano con vetrate panoramiche e vista sul fiume, si mangia a cena e solo la domenica a pranzo, la cucina dello Chef Claudio De Luca e in tavola tra arredi design, sedie in pelle scura dallo schienale alto, lampade marroni, arrivano come start carapaccio di spigola con agrumi e polpettine di melanzane che preludono ai classici romani tra amatriciana, carbonara e cacio e pepe, nonché fettuccine al brasato di filetto, tagliatelle con gamberi e arance. A seguire carne italiana tra tagliate e filetti, ma anche tonno ripieno con rucola e pollo alla diavola. Dolci home made. 35 euro.”

http://www.legarage.it/

Roma, Via degli Stradivari 6.
eat@legarage.it
+39 06.5810282

Aperti a cena dal lunedì al sabato. Domenica chiusi.

Parking gratuito fino a esaurimento posti.
Aria condizionata, roof garden.

Arnolfo di Cambio – San Pietro

Nella basilica di S. Pietro c’è la statua bronzea di Pietro attribuita ad Arnolfo di Cambio.I pellegrini da secoli toccano il piede destro del santo come atto di devozione…ecco perché guardando bene la statua vi accorgerete che un piede è più consumato dell’altro!

Raffigura san Pietro in posizione seduta, con una mano benedicente e l’altra con le Chiavi del Regno di Dio. La tradizione vuole che sia atto devoto toccare il piede destro della statua del primo degli Apostoli e primo Papa, oggi visibilmente rovinato dall’usura dei pellegrini. Di fronte all’opera sono state collocate nel 1971 due torciere, sempre in bronzo di Egidio Giaroli, mentre un medaglione a mosaico voluto da papa pio IX si trova sopra la statua. Venne sistemato qui nel 1871, per ricordare la leggenda secondo cui nessun papa avrebbe mai raggiunto il quarto di secolo di pontificato, che secondo la tradizione corrisponderebbe alla durata del pontificato di san Pietro.

COPIE NEL MONDO

Nell’ ambulacro della cattedrale di Notre-Dame di Parigi, proprio dietro l’altare in linea d’aria, si trova una statua di San Pietro perfettamente identica a quella vaticana.

Un’altra copia esatta è contenuta nella Concattedrale di Gerusalemme; in questo caso, le preghiere offerte ricevono le stesse indulgenze di quelle offerte in Vaticano.

Nel Palazzo della Battaglia, Museo delle Memorie e del Paesaggio nella Terra di Anghiari esistono le uniche due copie in miniatura, conosciute e visibili al pubblico, della statua romana. Ricalcano perfettamente le forme dell’originale, ma non conservano il trono, probabilmente fatto in materiale deperibile (legno?). Esse si legano alla consuetudine dei pellegrini di portare con sé i “souvenir” dei luoghi oggetto del pellegrinaggio, come la conchiglia di Santiago De Compostela ma non è chiaro perché si siano ritrovati solamente due oggetti con queste caratteristiche. Nella Basilica di Lecco, sul lato sinistro del vestibolo, è collocata una copia identica all’originale, in legno dipinto a imitazione del bronzo, del primo Novecento.

Impressionisti

Finalmente domenica sono riuscita ad andare alla mostra all’Ara Pacis!

L’ho trovata veramente bella!Io ADORO gli impressionisti (my fav)e sono sempre alla loro ricerca in qualsiasi città io vada.Da ottobre erano nella mia città ed ancora non ero andata,ouch!

Come al solito il biglietto non era molto economico…ho pagato il biglietto intero residente (mostra + ara pacis)15 euro.Non è una spesa da poco….però ne è valsa veramente la pena e STRANAMENTE il posto era pieno di famiglie.E’ bello constatare che qualcuno ancora cerca di educare all’arte i propri figli ❤

My pics

Ho voluto la perfezione ed ho rovinato quello che andava bene,

Monet

At – Active , Natural , Eating

Per una Londoner like me è stato fantastico trovare questo posto a Roma!

At è un locale fantastico che si trova nella bellissima Piazza di Pietra,proprio dietro il Pantheon.

Dentro troverete delle fantastiche centrifughe,smoothies,zuppe,panini,insalate sfiziose,

In un attimo vi sembrerà di non trovarvi più nella più “tradizionale” capitale.

Molto importante : tutti i materiali sono biodegradabili. Alla fine del giorno, spiega la scritta, quel che avanza viene offerto in beneficenza.

Ecco le mie foto:

Da provare!

(nel mio caso da tornarci assolutamente!)

Chiesa di Sant’Antonio in Campo Marzio

Qualche giorno fa mi sono fatta un bel giretto a via campo Marzio,una delle mie vie preferite.Sia per i negozi originali che vi sono,sia per le botteghe che mantengono il loro posto dopo tanti anni.

Ne ho approfittato per entrare nella Chiesa di Sant’Antonio in Campo Marzio,una chiesa stupenda!Ecco le mie foto:

Qui sopra 

Fu fondata nel 1445 dal cardinale Antonio Martínez de Chaves sul luogo di un ospizio per i pellegrini portoghesi, poi ampliata nel 1695.

Si presenta dalla stretta visuale di via della Scrofa con la ricca e monumentale facciata barocca di Martino Longhi il Giovane (1638). Molto ornato è anche l’interno, che riesce a dare un’impressione di ricchezza e sfarzo nonostante le piccole dimensioni. Al suo interno conserva una tavola a fondo oro di Antoniazzo Romano, le tele del pittore pergolese Antonio Concioli Adorazione dei Magi, Natività e Riposo durante la fuga in Egitto(entrambe datate 1782) e il Monumento De Souza di Antonio Canova (1808). Il transetto fu decorato da Luigi Vanvitelli.

Nel 1742 Nicola Salvi montò provvisoriamente all’interno della chiesa i “pezzi” della cappella di S. Giovanni Battista, un’opera sfolgorante di oro e marmi preziosi, vero gioiello tardobarocco, eseguita da un équipe di artisti su disegno suo e dell’amico Luigi Vanvitelli. La cappella fu poi benedetta da papa Benedetto XIV e inviata a Lisbona via nave.

Nel 2008 viene installato il grandioso organo Mascioni, dotato di 4 tastiere e 47 registri.

From wikipedia

Capodanno a Firenze

Quest’anno,non sapendo se potessi prendere l’aereo,ho deciso di passare il capodanno a Firenze.

Sono stata 3 volte in questa città ma soltanto a scopi calcistici 😀 quindi non la conoscevo affatto.

Ho approfittato dello smartbox che mi è stato regalato al mio compleanno e ho prenotato un albergo a Calenzano,una cittadina a pochi km da Firenze.L’hotel era QUESTO.

Ne sono rimasta molto soddisfatta!Pulito,spazioso,confortevole e colazione a buffet ottima.

Siamo arrivati a Firenze per le 11.30 e siamo partiti esattamente 26 ore dopo.

Cosa ho visitato?

Piazza della repubblica (immancabile un caffè alle GIUBBE ROSSE), Piazza della signoria (palazzo vecchio),ponte vecchio,palazzo Pitti,Casa di Dante,il Duomo,Santa Maria Novella (dove sono entrata pagando 5 euro),Galleria dell’Accademia (avevo comprato i biglietti online…12,50 a biglietto -_- ASSURDO),più vari giri al centro,al corso….insomma come sempre ho girato come una trottola!

La mezzanotte l’abbiamo passata a piazza della stazione dove c’era il concerto di Max Pezzali (che personalmente A D O R O).

Dove ho mangiato?

Mi erano stati consigliati vari posti ma erano praticamente tutti chiusi!!!

Come si può chiudere in un periodo così propizio?Non so…

Sono riuscita comunque a mangiare benissimo….

Da I VINATTIERI

LA PROSCIUTTERIA

MANGIARINO

(cliccate sopra i nomi per il sito!)

Qualche foto!

Se avete qualcosa da consigliarmi…..devo tornare a vedere gli Uffizi 😀

Pasquino

Ciao a tutti 😉

Avete passato delle buone feste?

Si ok qua manca ancora la befana ma il più è andato!

Oggi vorrei parlarvi di PASQUINO….

Pasquino è la statua parlante più famosa e celebre di Roma.

 divenuta figura caratteristica della città fra il sedicesimo ed il 19esimo secolo.

Ai piedi della statua, ma più spesso al collo, si appendevano nella notte fogli contenenti satire in versi, dirette a pungere anonimamente i personaggi pubblici più importanti. Erano le cosiddette “pasquinate”, dalle quali emergeva, non senza un certo spirito di sfida, il malumore popolare nei confronti del potere e l’avversione alla corruzione ed all’arroganza dei suoi rappresentanti.

La statua è un frammento di un’opera in stile ellenistico, risalente probabilmente al III secolo a.C, danneggiata nel volto e mutilata degli arti, rappresentante forse un guerriero greco oppure un gruppo di due guerrieri, l’uno che sorregge l’altro. È probabile che si tratti del frammento di un gruppo dello scultore ANTIGONOS raffigurante MENELAO che sostiene il corpo di PATROCLO morente, del quale esiste una copia in marmo conservata nella Loggia dei Lanzi a Firenze, ma l’attribuzione è contestata. Precedenti attribuzioni ritenevano che raffigurasse Aiace con il corpo di Achille oppure Ercole in lotta con i Centauri

Fu ritrovata nel 1501 durante gli scavi per la pavimentazione stradale e la ristrutturazione del Palazzo Orsini , proprio nella piazza dove oggi ancora si trova (allora detta piazza di Parione ed oggi piazza di Pasquino). Secondo le prime interpretazioni, si ritenne che fosse impiegata per l’ornamento dello Stadio di Domiziano, oggi coperto dalla piazza. La ristrutturazione, di cui si occupava anche il Bramante, fu eseguita per conto dell’influente cardinale Carafa, in seguito divenuto noto per la campagna di moralizzazione dell’arte; il prelato, che si sarebbe stabilito nel prestigioso palazzo, insistette per salvare l’opera, da molti ritenuta invece di scarso valore, e la fece sistemare nell’angolo in cui ancora si trova, applicandovi lo stemma dei Carafa ed un cartiglio celebrativo.

Presto si diffuse il costume di appendere nottetempo al collo della statua fogli contenenti satire in versi, dirette a pungere i personaggi pubblici più importanti. Ogni mattina le guardie rimuovevano i fogli, ma ciò avveniva sempre dopo che erano stati letti dalla gente. In breve tempo la statua di Pasquino divenne fonte di preoccupazione, e parallelamente di irritazione, per i potenti presi di mira dalle pasquinate, primi fra tutti i papi.

Diversi furono i tentativi di eliminarla e fu il forestiero Adriano VI (ultimo papa “straniero” prima di Giovanni Paolo II), durante il suo breve e controverso pontificato (15221523), che tentò di disfarsene, ordinando di gettarla nel Tevere. Fu distolto quasi in extremis dai cardinali della Curia, che intravidero il pericolo e la possibile portata di un simile “attacco” alla congenita inclinazione alla satira del popolo romano. Anche Sisto V (15851590) e Clemente VIII (15921605) tentarono invano di eliminare la scomoda statua.

Quando altri, successivamente, la fecero vigilare notte e giorno da guardie, le pasquinate apparvero infatti ancora più numerose ai piedi di altre statue: l’idea era stata di Benedetto XIII, che emanò anche un editto che garantiva la pena di morte, la confisca e l’infamia a chi si fosse reso colpevole di pasquinate. Già nel 1566, però, sotto Pio VNiccolò Franco era stato accusato di essere l’autore delle pasquinate e per questo condannato a morte e giustiziato sulla forca. Le pasquinate però non tacciono, e ai versi propagandistici si sostituiscono invettive moraleggianti, soprattutto nei confronti di un dilagante nepotismo e di una certa “prostituzione di lusso”.

Verso dopo verso, Pasquino era di fatto asceso ad un rango di specialissimo antagonista della figura papale, simboleggiando il popolo di Roma che punteggiava coi suoi commenti gli eccessi di un sistema col quale conviveva con sorniona sufficienza. Pasquino segnalava che, per la sua particolare storia, Roma sapeva valutare anche figure che assommavano in sé il massimo potere religioso ed il massimo potere di governo, riuscendo a scorgerne le eventuali umane modestie, a rimarcarne velleità e malefatte. Come tale, era fisiologicamente un punctum dolens dei vescovi di Roma, ma pure come tale la sua “produzione” si estinse con la fine del potere temporale, con la breccia di Porta Pia, che metteva il popolo romano di fronte a nuovi tipi di sovrano, a nuovi tipi di stato. Si è detto che Pasquino sia stato “distratto” dalla contemporanea messa in circolazione dei sonetti del Belli, che col suo spirito mostravano più di qualche apparentamento e che nel medesimo senso proseguivano la sua opera; in ogni caso la statua tacque, priva del suo antico bersaglio, e fogli appesi non se ne videro più. Tornarono solo saltuariamente. Nel 1938, in occasione dei preparativi per la visita di Hitler a Roma, Pasquino riemerse dal lunghissimo silenzio per notare la vuota pomposità degli allestimenti scenografici, che avevano messo la città sottosopra per settimane:

« Povera Roma mia de travertinote sei vestita tutta de cartone
pe’ fatte rimira’ da ‘n imbianchino
venuto da padrone! »

Fortemente danneggiata dallo smog e dall’incuria, la statua di Pasquino è stata restaurata alla fine del 2009, per essere inaugurata, assieme ad una nuova recinzione con colonnette di travertino, il 10 marzo 2010.Attualmente, inoltre, non è più possibile attaccare le “pasquinate” direttamente sulla statua o sul suo basamento, come da tradizione: a tale scopo è stata infatti allestita un’apposita bacheca ai piedi di Pasquino.

Le cosiddette pasquinate erano dei cartelli e dei manifesti satirici che durante la notte venivano preferibilmente appesi al collo di alcune statue (fra cui Pasquino, da cui il nome) posizionate in luoghi frequentati della città, in modo che al mattino successivo potessero essere visti e letti da chiunque, prima che la polizia dell’epoca li asportasse. Le pasquinate colpirono molti personaggi, la maggior parte dei quali noti per aver preso parte all’esercizio del potere temporale del papato. Le pasquinate furono numerosissime ed esposte a distanza di brevi periodi di tempo. Clemente VII de’ Medici, ad esempio, morì dopo una lunga malattia; su Pasquino apparve conseguentemente un ritratto del suo medico, che forse era giudicato non esente da responsabilità circa l’esito delle sue stesse cure, ma tenuto conto delle qualità morali del suo paziente fu indicato come:ecce qui tollit peccata mundi (ecco colui che toglie i peccati del mondo).

Le pasquinate non erano soltanto espressione di un malcontento popolare: in molti casi quegli stessi rappresentanti del potere che erano normalmente, almeno come categoria, oggetto di lazzi e frecciate, le usarono a fini propagandistici contro avversari scomodi, magari sfruttando l’arte poetica ed ironica di letterati che si prestavano al gioco (probabilmente opportunamente ricompensati), come ad esempio Giambattista MarinoPietro Aretino ed altri. E l’occasione più ghiotta per spargere maldicenze contro concorrenti scomodi nel tentativo di ottenere il favore, almeno popolare, era l’elezione di un nuovo pontefice, che diventava un vero campo di battaglia di una campagna elettorale che si combatteva a colpi di invettive propagandistiche. Non si trattava, in queste situazioni, della classica opposizione al potere, ma solo di favorire qualcuno per la scalata a quel potere.

È in quest’ottica che taluni leggono la famosa citazione seicentesca riferita a Papa Urbano VIII (Barberini), “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini” (“Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini”). La frase, la cui attribuzione a Pasquino non è comunque certa, faceva riferimento al prelievo di bronzo contenuto nei grandi monumenti della Roma antica, come il Colosseo e nelle travature del Pantheon, che Urbano VIII commissionò al Bernini per la costruzione del monumentale baldacchino conservato al centro della Basilica di S.Pietro in Vaticano.

Nel 17esimo le pasquinate, come genere letterario, incontrarono una certa fortuna anche lontano da Roma, soprattutto a Venezia, il cui portavoce fu il Gobbo di Rialto e, in misura minore, a Firenze, con il celebre porcellino della Loggia del mercato nuovo.

Il nome!

L’origine del nome è avvolta nella leggenda, di cui esistono diverse versioni. Secondo alcuni Pasquino sarebbe stato un personaggio del rione noto per i suoi versi satirici: forse un barbiere, un fabbro, un sarto o un calzolaio. Secondo Folengo mastro Pasquino sarebbe stato un ristoratore che conduceva il suo esercizio nella piazzetta. Un’ipotesi recente sostiene invece che fosse il nome di un docente di grammatica latina di una vicina scuola, i cui studenti vi avrebbero notato delle rassomiglianze fisiche: sarebbero stati questi a lasciare per goliardia i primi fogli satirici. Vi è anche un’altra versione che vorrebbe collegare il nome della statua a quello del protagonista di una novella del Boccaccio, morto per avvelenamento da salvia, erba nota invece per le sue qualità sanifiche: il nome quindi sarebbe stato ad indicare chi viene danneggiato dalle cose che si spacciano per buone (come poteva essere, in quel contesto, il potere papale). Più articolata e dettagliata è infine la versione che segue, tratta dalla ‘Ragione d’alcune cose’ di Lodovico Castelvetro (1505-1571), avendola egli appresa dal ferrarese Antonio Tibaldi ( 1462-1537), detto ‘il Tebaldeo’, il quale visse a Roma gran parte della sua vita e vi morì:

… Diceva adunque che fu in Roma, essendo egli giovinetto, un sartore assai valente di suo mestiere chiamato per nome ‘maestro Pasquino’, il quale teneva bottega in Parione, nella quale egli e i suoi garzoni, che molti n’aveva, facendo vestimenti a buona parte de’ corteggiani, parlavano liberamente e sicuramente in biasimo de’ fatti del Papa e de’ cardinali e degli altri prelati della Chiesa e de’ signori della Corte; delle villane parole de’ quali, siccome di persone basse e materiali, non era tenuto conto niuno né a loro data pena niuna o malavoglienza portata di ciò dalla gente; anzi, se avveniva che alcun, per nobiltà o per dottrina o per altro riguardevole, raccontasse cosa non ben fatta d’alcun maggiorente, per schivare l’odio di colui che si potesse riputare offeso dalle parole sue e potesse nuocergli, si faceva scudo della persona di maestro Pasquino e de’ suoi garzoni nominandoli per autori di simile novella, in tanto che in processo di tempo passò in usanza comune e quasi in proverbio vulgare l’attribuire a maestro Pasquino ciò che accadeva nell’animo, a ciascuna maniera d’uomini, di palesare in infamia de’ capi ecclesiastici e secolari della Corte. Ma poscia, morto lui, avvenne che, lastricandosi o mattonandosi la strada di Parione, una statua antica di marmo in parte tronca e spezzata, figurativa d’un gladiatore, la quale era mezza sotterrata nella via pubblica e col dorso serviva a camminanti per trapasso acciocché non si bruttassero i piedi nelle stagioni fangose, fu dirizzata in piedi per mezzo la bottega che fu di maestro Pasquino, perciocché, giacendo come faceva prima, rendeva il lastricamento o il mattonamento meno uguale e men bello; alla quale, essendosi dal popolo imposto il nome di colui che quivi vicino soleva dimorare e dinominandosi ‘maestro Pasquino’, gli avveduti corteggiani e cauti poeti di Roma, non si scostando dall’usanza, già invecchiata, di riprendere i difetti de’ grandi uomini come divulgati da maestro Pasquino, a quella assegnarono e assegnano i sentimenti della lor mente quando vollero o vogliono significar quello che non si poteva o non si può, facendosene autori, raccontare o scrivere senza evidente pericolo, siccome avviene a chi ha ardimento di muover la lingua o la penna in disonore di coloro che possono e vogliono nuocer per cagioni ancora vie più leggiere…Cotale adunque raccontava il Tibaldeo essere stato il cominciamento di maestro Pasquino e cotale essere stato ed essere e dovere essere il soggetto e la forma de’ suoi ragionamenti…

pasquino

Sai quante pasquinate ci sarebbero da scrivere oggi….