Oggi,in Italia,è Santo Stefano,il primo martire cristiano o protomartire.
Mentre nel Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Guatemala e, in generale, tutti i Paesi che fanno parte del Commonwealth delle nazioni che hanno popolazione di religione prevalentemente cristiana. È basata sul regalare doni ai membri meno fortunati della società. Contemporaneamente, il Boxing Day in molti paesi è associato all’inizio dei saldi.
Il giorno è in relazione con la ricorrenza di santo Stefano, festività celebrata in molti paesi europei, e cade il 26 dicembre, mentre per Chiesa cristiana ortodossa — a eccezione della Grecia, che lo festeggia sempre il 26 — è il 27 dicembre.
Solitamente dunque si festeggia il 26 dicembre, giorno successivo al Natale La festività può essere tuttavia spostata alla settimana successiva se il 26 dicembre cade di sabato o domenica. Lo spostamento eventuale del Boxing Day varia comunque da Paese a Paese.
L’origine del Boxing Day risale ai tempi in cui era usuale regalare doni ai dipendenti o ai membri delle classi sociali più povere. Il termine Boxing Day, invece, ha diverse paretimologie.[3]
Il Boxing Day è, talvolta, avvicinato ai Saturnali.
Sport
La ricorrenza del Boxing Day è occasione, in particolare nel Regno Unito, per la disputa di importanti manifestazioni sportive con notevole afflusso di appassionati, facilitato dal giorno festivo. La Premier League, massimo campionato calcistico inglese, disputa puntualmente un intero turno nel giorno del Boxing Day, prescindendo dal giorno della settimana in cui cade.
Corse dei cavalli: nel giorno del Boxing Day si disputa il “King George VI Chases” all’ippodromo di Kempton Park, nel Surrey. È, per importanza, la seconda corsa a ostacoli del Regno Unito, dopo la “Gold Cup” di Cheltenham.
Analogamente avviene per il rugby, anche se in passato era tradizione un incontro tra i Leicester Tigers e i Barbarians.
Io purtroppo ora mi trovo a Roma e quindi festeggio Santo Stefano 😦
Anyway!Oggi sono stata a farmi un giro a San Pietro e,passando davanti alla porta di Vatican City,ho visto che c’era una chiesa (nel territorio straniero eh)dove tutti entravano liberamente O_O
Il mio ragazzo voleva entrare ma io ero mezza impaurita ahahah siamo entrati e,per la prima volta,ho visto Sant’Anna!Emozione!
La chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri è una chiesa sita in via di Sant’Anna nella Città del Vaticano, nei pressi di Porta Angelica, il principale varco d’ingresso al piccolo Stato.
La chiesa, a pianta ellittica, la prima del genere nel panorama architettonico romano del Cinquecento, fu edificata su disegno di Jacopo Barozzi da Vignola, sotto il pontificato di Pio IV intorno al 1570.[1] Essa fu realizzata dall’Arciconfraternita dei Palafrenieri (Sediari pontifici) del papa, istituita da Urbano VI nel 1378 e oggi risiedente presso la chiesa di Santa Caterina della Rota per autorità di Pio XI, che nel 1929 trasformò la storica sede confraternale in parrocchia del nuovo stato vaticano. L’Arciconfraternita ha come scopo il culto della madre di Maria, Sant’Anna, e il suffragio delle anime dei defunti: dalla loro chiesa prese il nome il borgo adiacente.
La chiesa fu ultimata nel Settecento, quando vennero realizzate la facciata, la cupola e gli affreschi interni. L’interno è arricchito lungo il perimetro da cappelle. Oltre alle numerose opere del XVIII custodite nel suo interno, spicca la tela posta sull’altare maggiore raffigurante Sant’Anna e la Madonna bambina, opera di Arturo Viligiardi realizzata nel 1927.
All’ingresso della chiesa è posta una lapide marmorea della fine del Settecento che rammenta la figura del marchese Onofrio del Grillo, eccentrico personaggio della Corte Pontificia, quale appartenente all’Arciconfraternita di Sant’Anna de Parafrenieri.
La chiesa era famosa nella Roma papalina per la cosiddetta processione delle panze, cioè delle partorienti, che si svolgeva il 26 luglio, giorno della festa liturgica di sant’Anna. Partendo dallachiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, la processione procedeva al rullo di tamburi, con le partorienti avvolte in un manto (da cui il termine popolare di ammantate), seguite dai membri della Confraternita dei Palafrenieri a cavallo: chiudeva la processione la statua raffigurante la Vergine e sant’Anna (oggi conservata nella chiesa di Santa Caterina della Rota). Quando la lunga fila giungeva sul ponte sant’Angelo il cannone del castello salutava la Vergine con colpi a salve.
Gia’ che ci siamo…chi sono questi PALAFRENIERI?!
Già indicati con il termine stratores, i Parafrenieri pontifici devono l’origine del loro nome al termine “parafreno“, utilizzato per indicare i cavalli da parata. Infatti i Parafrenieri erano quegli antichi “familiari del Papa“, le cui funzioni erano legate alla direzione ed al governo delle scuderie pontificie. In questa funzione, troviamo i Parafrenieri affiancare i Romani Pontefici gia prima del X secolo.
Custodivano il cavallo personale del Papa ed i suoi finimenti, nonché gli altri preposti al traino della carrozza pontificia di cui loro stessi erano conduttori. Avevano anche l’incarico di custodire nelle scuderie la mula bianca che veniva montata dal Papa neo-eletto per prendere possesso, quale Vescovo di Roma, della Basilica di San Giovanni in Laterano. La mula veniva tenuta per le briglieattraverso il morso da un Parafreniere, che aveva così modo di condurre l’animale senza l’intervento del Pontefice. Lo stesso accadeva quando il Papa montava il proprio cavallo personale. Era considerato un privilegio enorme poter reggere il morso del cavallo del Papa nonché porgere la staffa allo stesso, tant’è che questa consuetudine era riservata quale esclusiva prerogativa dei re e dei principi regnanti.
Bene esprime l’importanza di questo privilegio lo storico settecentesco Ludovico Antonio Muratori nella sua Dissertazione IV Degli Uffizj della Corte dei Re antichi d’Italia e degl’Imperatori, in cui dice:
« …Non pochi degl’imperadori e re de’ secoli susseguenti (tanta era la loro riverenza a San Pietro) non isdegnarono di tenere la staffa ai Romani Pontefici, e la briglia nelle solenni funzioni. Talmente s’era stabilito quest’atto di ossequio verso i Vicari di Cristo, che avendo Federico I, allorché nell’anno 1155 venne verso Roma per prendere la corona imperiale, ricusato di prestarlo a papa Adriano IV, non fu ammesso al bacio dello stesso Papa, come s’ha dalle memorie di Cencio Camerario e da altre storie, e s’imbrogliarono forte gli affari per questa contesa. Ma cotanto si adoperarono i più vecchi ed autorevoli de’ principi con allegare l’antica consuetudine, che fu stabilito “quod Donnus Imperator pro Apostolorum Principis et Sedis Apostolicae reverentia exhiberet Stratoris officium, et streugam Donno Papae teneret“. In lingua Longobardica o sia Germanica lo Stratore era chiamato Marpahis; e che fosse questo ufizio splendido, si può dedurre da Paolo Diacono, il quale nel lib. II, cap. 9 scrive essere stato Gisolfo, nipote di re Alboino, “vir per omnia idoneus, qui eidem Strator erat, quem lingua propria Marpahis appellant“. Nella corte de’ principi di Benevento pare che vi fosse più d’uno di questi Marpahis, trovandosene memoria nella Cronica del Monistero di Volturno, e nelle carte degli Arcivescovi di Benevento, e nella Cronica di Santa Sofia, tomo VIII dell’Italia Sacra.”‘ » |
Questa particolare funzione riservata ai Parafrenieri, comportò loro l’acquisizione di enormi privilegi tra i quali la nomina a Conti palatini, insigniti della facoltà di crearne a loro volta, concedere lauree e creare notai. La loro importanza nella Corte pontificia e l’indiscussa fedeltà dimostrata al Pontefice indussero papa Giulio II, il 19 aprile 1507, all’istituzione del “Nobile Collegio dei Parafrenieri Pontifici”, istituzione confermata 15 aprile 1517 da papa Leone X. In tale Collegio erano ovviamente annoverati, oltre i Parafrenieri, anche i Sediari pontifici con cui condividevano, oltre la divisa, anche promiscuità nelle funzioni di servizio diretto alla persona del Romano Pontefice.
In seguito al Concilio di Trento, questi grandi privilegi vennero via via ridimensionati e, con la soppressione delle scuderie pontificie, soprattutto in seguito ai Patti Lateranensi del 1929, i Parafrenieri confluirono definitivamente nel Collegio dei Sediari pontifici, di cui condivisero infine anche il nome.
Parafrenieri e Sediari pontifici costituirono sin dal 1378 una propria Confraternita intitolata alla loro Santa Patrona Anna e venerata in una cappella all’interno della basilica di San Pietro. Papa Pio IV concesse loro di edificare nel 1565 nei pressi di San Pietro una chiesa intitolata a Sant’Anna, opera progettata e realizzata dall’architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola; la confraternita, ricca e potente, incaricò il grande pittore Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, della realizzazione per la cappella in San Pietro di un dipinto raffigurante la loro patrona Sant’Anna con la Vergine Maria e Gesù Bambino, opera ancor oggi conosciuta come Madonna dei Palafrenieri e conservata presso la Galleria Borghese in Roma. Ancora oggi la Venerabile Arciconfraternita di Sant’Anna de’ Parafrenieri è retta dai Sediari pontifici e dagli altri appartenenti all’Anticamera pontificia.